martedì 15 aprile 2008

Torna il regime e la semi libertà

In un paese libero, quello a cui abbiamo assistito ieri e che viviamo ormai da 20 anni, non sarebbe mai potuto accadere. Il Popolo della Libertà (provvisoria) ha trionfato (56 tra i suoi candidati sono condannati), Berlusconi (la cui fedina penale fa impallidire molti criminali) ha ottenuto una vittoria schiacciante. La sinistra ha creato il mostro e il mostro sta in piedi solo grazie ad una sinistra balbuziente che non cancella le leggi vergogna, che non risolve il conflitto di interessi e che perde popolarità perchè incapace di rinnovarsi. L'informazione distorta ha permesso tutto questo perchè l'informazione è al servizio della politica quando invece dovrebbe controllarla e criticarla. Chi non ha modo di documentarsi con altri mezzi è costretto a credere a tutto ciò che esce dal tubo catodico (o dai pixel) di una TV in mano al governo (Rai 1, Rai 2 e Rai 3), al cavaliere (Rete 4, Canale 5, Italia 1) e alle industrie (LA7, MTV). Discorso analogo va fatto per i giornali sottomessi al potere economico e politico in quanto sovvenzionati dai partiti con soldi pubblici. Un esempio palese di mala informazione è dato dalla seguente serie di diapositive che spiegano molto bene la politica economica dei governi più recenti, ma che dalle tv e dai giornali traspare in modo decisamente diverso.



"Con il secondo governo Berlusconi e il susseguente Berlusconi bis (2001-2006) si riscontra una grave e celata perdità di libertà di informazione. Tant'è che, nel suo rapporto annuale del 2005, Freedom House declassa l'Italia al 77° posto nella scala mondiale, unico paese partly free (semi-libero) dell'Europa occidentale. Nel rapporto relativo al 2006 il nostro Paese è scivolato al 79° posto assieme al Botswana, continuando a essere l'unico Paese parzialmente libero dell'Europa occidentale. [...] Secondo l'ultimo rapporto, relativo al 2007, l'Italia occupa il 61° posto assieme a Capo Verde, Guyana, Israele e São Tomé e Príncipe, e viene quindi classificata come Paese libero sotto questo punto di vista." Fonte Wikipedia.


Vi presento i volti più noti della futura squadra di governo (fonte ilCannocchiale):

Berlusconi Silvio (FI): 2 amnistie (falsa testimonianza P2 e falso in bilancio Macherio); 1 assoluzione dubitativa (corruzione Gdf, falso bilancio Medusa); 1 assoluzione piena (corruzione giudici Sme-Ariosto); 2 assoluzioni per depenalizzazione del reato da parte dello stesso imputato (falsi in bilancio All Iberian, Sme-Ariosto); 8 archiviazioni (6 per mafia e riciclaggio, 2 per concorso in strage); 6 prescrizioni (finanziamento illecito a Craxi con All Iberian; falso in bilancio Macherio; falso in bilancio e appropriazione indebita Fininvest; falso in bilancio Fininvest occulta; falso in bilancio Lentini; corruzione giudiziaria Mondadori); 3 processi in corso: Telecinco (falso bilancio, frode fiscale, violazione antitrust spagnola), caso Mills (corruzione giudiziaria), diritti Mediaset (appropriazione indebita, falso bilancio, frode fiscale), Saccà (corruzione); 1 indagine in corso (istigazione alla corruzione di alcuni senatori).

Dell’Utri Marcello (FI): Condannato definitivamente a Torino a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frodi fiscali nella gestione di Publitalia (reato per cui fu arrestato per 18 giorni nel maggio 1995 e poi patteggiò la pena in Cassazione); condannato in primo grado e in appello a Milano a 2 anni per tentata estorsione mafiosa insieme al boss trapanese Vicenzo Virga ai danni dell’imprenditore Vincenzo Garraffa; condannato in primo grado a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa; salvato dall’immunità parlamentare dalla richiesta di arresto avanzata nel 1999 dai giudici di Palermo in un processo per calunnia aggravata contro alcuni pentiti (processo chiuso in primo grado con l’assoluzione e ora in fase di appello).

Borghezio Mario (Lega Nord): Condannato in via definitiva a 2 mesi e 20 giorni di reclusione (commutati in 3.040 euro di multa) dalla Cassazione il 5 settembre 2005 per incendio aggravato da «finalità di discriminazione » ai danni di alcuni immigrati rumeni che dormivano sotto un ponte della Dora, a Torino. Imputato a Verona nel processo alle «camicie verdi»: cadute, in quanto depenalizzate, le accuse di attentato alla Costituzione e all’unità dello Stato, rimane in piedi quella di creazione di struttura paramilitare fuorilegge. Infine il processo per resistenza a pubblico ufficiale durante le perquisizioni nella sede leghista di via Bellerio a Milano: nel 2001 la Corte d’appello di Milano lo condanna a 4 mesi e 20 giorni di reclusione; ma nel 2004 la Cassazione annulla la sentenza, disponendo per lui e altri dirigenti del Carroccio un nuovo processo d’appello; e qui, nel 2007, scatta la prescrizione. Il 24 ottobre 2006, il Parlamento europeo gli nega immunità nel processo nato dalla denuncia per diffamazione sporta dal gip di Milano Clementina Forleo. Borghezio è accusato di avere scritto con vernice spray sul marciapiede antistante il Palazzo di giustizia di Milano «Vergogna Forleo».

Bossi Umberto (Lega Nord): Condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per 200 milioni di finanziamento illecito dalla maxitangente Enimont; condannato in via definitiva per istigazione a delinquere e per oltraggio alla bandiera; indagato e imputato in altri procedimenti penali. Il 16 dicembre 1999 la Cassazione l’ha condannato a 1 anno per istigazione a delinquere, per aver incitato i suoi, in due comizi a Bergamo nel 1995, a «individuare i fascisti casa per casa per cacciarli dal Nord anche con la violenza». Tremaglia, suo futuro collega ministro, l’aveva denunciato. Altra condanna definitiva nel 2007 a 1 anno e 4 mesi (poi commutati in 3.000 euro di multa, interamente coperti da indulto) per vilipendio alla bandiera italiana, per aver dichiarato nel 1997: «Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo».
Niente sospensione condizionale della pena, che però è coperta da indulto (che cancella anche quelle pecunarie fino a 10 mila euro): insomma, Bossi non pagherà nemmeno un euro. Inoltre ha un altro processo in corso per lo stesso reato, per aver detto, sempre nel 1997, durante un comizio: «Il tricolore lo metta al cesso, signora... Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore». Nel 2002 la Camera ha negato ai giudici l’autorizzazione a procedere, ritenendo le espressioni rientranti nella libera attività parlamentare e dunque coperte da insindacabilità; ma nel 2006 la Consulta ha annullato la delibera di Montecitorio, disponendo che Bossi sia processato come un comune cittadino. Il Senatùr è invece uscito indenne dal lungo processo per resistenza a pubblico ufficiale, in seguito agli scontri con la polizia che perquisiva, il 18 settembre ’96, la sede leghista di via Bellerio a Milano: condannato a 7 mesi in primo grado e a 4 in appello, Bossi s’è visto annullare con rinvio la seconda condanna dalla Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d’appello. E qui, nel 2007, è stato assolto. Ancora aperto, invece, il processo di Verona per le camicie verdi della cosiddetta Guardia nazionale padana costituita nel 1996: Bossi, con altri quarantaquattro dirigenti leghisti, deve rispondere in udienza preliminare di attentato alla Costituzione e all’unità dello Stato, nonché di aver costituito una struttura paramilitare fuorilegge. Ma, almeno in questo caso, rischia poco o nulla: allo scadere dell’ultima legislatura, la maggioranza di centrodestra ha riformato i primi due reati (punibili ora solo in presenza di atti violenti), in modo da assicurarne la decadenza al processo di Verona. L’ennesima legge
ad personam. Una volta tanto non per il Cavaliere, ma per il Senatùr. Il procuratore di Verona Guido Papalia, però, tiene duro sull’accusa residua di associazione paramilitare. Allora, nel 2007 la Camera regala l’insindacabilità ai deputati imputati, tra i quali Bossi, Calderoli e Maroni, quasi che la Guardia Padana fosse un’«opinione». A quel punto Papalia ricorre nuovamente alla Consulta con un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, come ha già fatto contro un analogo provvedimento impunitario adottato dal Senato per salvare Gnutti e Speroni.

Calderoli Roberto (Lega Nord): Indagato a Milano per ricettazione nell’inchiesta sulla Bpl di Giampiero Fiorani. Il quale sostiene di averlo foraggiato per garantirsi l’appoggio politico della Lega durante il suo tentativo di scalata alla Banca Antonveneta: con il suo sottosegretario Brancher, l’allora ministro delle Riforme si sarebbe spartito 200mila euro. Salvo per prescrizione nel processo per i tafferugli con la polizia nella sede leghista di via Bellerio a Milano (resistenza a pubblico ufficiale), Calderoli è scampato al processo in corso a Verona per le camicie verdi (attentato alla Costituzione e all’unità dello Stato, struttura paramilitare fuorilegge) grazie a una legge ad personam e all’insindacabilità regalatagli dal Senato (contro cui però la Procura ricorrerà alla Consulta).

Maroni Roberto (Lega Nord): Condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, in relazione ai tafferugli durante la perquisizione della sede leghista di via Bellerio a Milano. Maroni, prima di finire in ospedale con il naso rotto, avrebbe tentato di mordere la caviglia di un agente di polizia. Di qui la condanna a 8 mesi in primo grado, poi dimezzata in appello e in Cassazione. Maroni è anche imputato a Verona come ex capo delle camicie verdi, insieme a una quarantina di dirigenti leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due reati sono stati ampiamente ridimensionati da una riforma legislativa ad hoc, varata dal centrodestra nel 2005, allo scadere della penultima legislatura. Resta in piedi solo il terzo.

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